Lettera di Michele

1 dicembre 2007

Ciao compagni,

oggi finalmente riesco a
scrivervi, perché mi hanno dato carta e penna, anche se non so
quando potrò spedire la lettera perché non ho né
buste né bolli, e qui la spesa mi arriva fra un po’.

Ora sono nel centro
medico, perché non potevo stare nello stesso raggio di Scanta.
Ci siamo visti i primi due giorni, dove ci parlavamo da cella a cella
e mi ha dato un paio di dritte. La sezione dove ero prima era una
merda, cella piccola e distrutta, c’era la tv ma senza antenna.
Ora, qui, la cella è meglio, almeno non cade a pezzi, il
blindo è aperto e il tipo di fronte a me mi sta sovvenzionando
di sigarette.

Il pasto non è
malissimo, il problema è che le quantità sono
esageratamente minime!! Gli alcolici sono vietati!!

A parte questo “piccolo”
particolare, io sto bene, faccio un po’ di esercizi fisici tanto
per passare il tempo, dormo o mangio!

I secondini tutto sommato
sono abbastanza tranquilli, oggi pigliavo per il culo uno, che si
lamenta sempre di fare tutto lui, dicendogli che doveva fare
sciopero. Uno quando passa mi dice “brigatista” e fa il saluto
romano, io gli canto bandiera rossa. Questo comporta qualche
perquisizione in più ma niente di grave.

La posta ancora non mi è
arrivata tranne un paio di telegrammi. Ricevere la solidarietà
da qui dentro dà molta forza, e aver vissuto questi mesi
fuori, ed aver toccato con mano l’enorme solidarietà che si
è sviluppata nei confronti dei compagni arrestati mi dà
ancora più forza e tranquillità.

Stare qui dentro aumenta
solo la nostra determinazione e la nostra rabbia. Determinazione nel
continuare a lottare per i nostri ideali, per i proletari, e rabbia
nei confronti delle continue ingiustizie e della continua violenza
che padroni e politici perpetrano costantemente su lavoratori e
proletari.

Una rabbia che non si può
rinchiudere in 4 mura perché esce da ogni fessura e si unisce
alla lotta di chi fuori resiste e si organizza.

Le contraddizioni del
capitalismo sono ormai inguaribili e le masse scendono sempre più
spesso in strada a manifestare il loro dissenso. Gli scioperi dei
trasporti di questi giorni ne sono un esempio, addirittura i tg
borghesi hanno dovuto dare voce alle persone che nonostante il
disagio provocato davano solidarietà ai lavoratori in
sciopero.

Immagino che con gli
ultimi 2 arresti i nostri “cari amici” giornalisti si siano
prodigati a gettare altro fango sul Gramigna e sui compagni. Penso
che a distanza di ormai 9 mesi dai primi arresti la gente si sia
fatta un’idea di tutta questa faccenda e la manifestazione del
24/11 ha dimostrato che il Gramigna a Padova è una realtà
ben radicata. Hanno partecipato molte persone da Padova e altre si
sono aggiunte durante il corteo. Penso che questo sia un ottimo punto
di partenza e che ora sia importante mettere in piedi un buon lavoro
locale, in piazza, nelle scuole per riuscire presto a rioccupare un
nuovo spazio.

Queste sono solo alcune
riflessioni che facevo, dopodiché voi avrete sicuramente
meglio la situazione sotto gli occhi.

Tenetemi aggiornato
perché qui la mancanza di dibattito con i compagni si sente
tanto, almeno per il momento perché non ho avuto contatti con
nessuno.

Nel frattempo vi
abbraccio e spero di avere presto un francobollo per spedire sta
lettera.

A pugno chiuso

L’erba cattiva non
muore mai!

Michelino

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