Preso il re dei supermarket, era nei pizzini di Provenzano
CASTELVETRANO
(TRAPANI) – È considerato il re dei supermercati in Sicilia, ma anche
uno dei più facoltosi imprenditori dell’isola che però sarebbe stato
"nelle mani" del boss latitante Matteo Messina Denaro. Così Giuseppe
Grigoli, 58 anni, di Castelvetrano (Trapani), è stato arrestato stamani
per concorso esterno in associazione mafiosa.
La grande distribuzione alimentare che ha realizzato
in Sicilia sarebbe stata per la mafia una forma di finanziamento per le
casse di Cosa nostra, ma anche un modo con il quale i boss locali in
cui venivano aperti i supermercati potevano anche offrire lavoro a
persone loro vicine. In questo modo la mafia ha continuato a
sostituirsi alla sana imprenditoria, conquistandosi il favore della
gente.
A svelare i meccanismi economici-criminali che
starebbero dietro la gestione del marchio Despar da parte di Grigoli
nelle province di Agrigento, Trapani e Palermo, sono stati i pizzini
trovati nel covo di Bernardo Provenzano il giorno del suo arresto. Si
tratta di lunghe lettere che gli erano state inviate da Messina Denaro
in cui spiegava che dietro la società di Grigoli c’era lui. I
l boss trapanese chiariva al padrino corleonese il
modo con il quale la mafia guadagnava grosse somme di denaro. Ma
illustrava anche i problemi che incontrava nelle varie zone, come in
quella di Agrigento, dove la Despar ha aperto 40 punti vendita. E i
capimafia della zona tentavano di imporre il pizzo o non pagavano la
merce che veniva loro fornita.
Il provvedimento cautelare è stato emesso su
richiesta dei pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo,
Roberto Piscitello, Costantino De Robbio, Marzia Sabella e Michele
Prestipino, coordinati dagli aggiunti Giuseppe Pignatone e Roberto
Scarpinato, ed è stato eseguito da agenti della squadra mobile di
Trapani, Palermo e Agrigento.
Grigoli è indagato insieme al latitante Matteo
Messina Denaro, per il quale il gip ha emesso un nuovo ordine di
arresto. La società di Grigoli la "Gruppo 6 G.D.O. s.r.l.", che gestiva
i supermercati, è stata sequestrata, ed il suo valore ammonta a circa
200 milioni di euro.
Secondo le dichiarazioni rese di recente dal
collaboratore di giustizia, Maurizio Di Gati, "Grigoli e Messina Denaro
erano la stessa cosa". "La vicenda evidenzia – spiega il capo della
Squadra mobile di Trapani, Giuseppe Linares – come la mafia abbia
gestito i supermercati Despar a Trapani e Agrigento. Al di là di ogni
accertamento di responsabilità penale, così come è stata letta dagli
investigatori attraverso i pizzini trovati a Provenzano, ci dà il
modello imprenditoriale criminale che la Confindustria deve contrastare
in Sicilia".
Il ruolo di Provenzano, considerato come mediatore
degli affari dei boss di Cosa nostra, è stato evidenziato dal
procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone che ha sottolineato
l’importanza dei dati trovati nel covo del padrino a Montagna dei
cavalli, in base ai quali "si è potuti arrivare ad individuare
l’aspetto economico-criminale dei mafiosi".
12/20/2007
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