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La richiesta di pasta e pane in deciso ribasso dopo i rincari dei prezzi
Caccia ai beni sostitutivi: dal latte a lunga durata ai cracker

I rincari affossano i consumi
pane giù del 7%, pasta del 4%

Nel 2008 la spesa alimentare costerà 400 euro in più a famiglia
di GIORGIO LONARDI

<B>I rincari affossano i consumi<br>pane giù del 7%, pasta del 4%</B>

MILANO –
Gli italiani tirano la cinghia e mangiano meno pane (-7%) e meno pasta
(-4%). Colpa del caro prezzi che riduce anche i consumi di carne bovina
(-3,7%) e quelli del burro (-5%). Stessa musica per il vino (-4,7%)
mentre crollano i superalcolici (-14,3%). A denunciare la Waterloo
degli acquisti è la Coldiretti sulla base degli ultimi risultati del
panel Ismea-AcNielsen sui primi dieci mesi dell’anno. Una rilevazione
che getta una luce diversa sull’aumento delle vendite al dettaglio
(+2,3%) registrato in ottobre dall’Istat rispetto allo stesso mese del
2006. E dunque un risultato che ha tutta l’aria di riferirsi ad un puro
e semplice aumento dei prezzi invece che ad un incremento dei consumi.
Ecco perché secondo l’Adusbef
Federconsumatori "se continua di questo passo nel 2008 la famiglia
italiana spenderà per i prodotti agroalimentari 400 euro in più del
2007".
Intanto la Ue ha sospeso per sei mesi il
dazio sull’import di cereali. Lo scopo: "Ridurre le tensioni inflattive
sul mercato".

In effetti, il
nuovo rapporto Ismea-AcNielsen denuncia una situazione preoccupante.
Prendete il pane: da una parte i consumi si riducono del 7% mentre
dall’altra i ricavi diminuiscono solo del 2,1% confermando che a
lievitare sono solo i listini. Mentre la pasta a fronte della riduzione
delle compere fa registrare una crescita del fatturato al dettaglio del
3,4%. La ricerca rileva inoltre un taglio (-2,7%) anche per beni di
prima necessità come zucchero, sale, caffè e tè a cui corrisponde un
fatturato invariato, se preferite, un aumento dei prezzi del 2,7%.

Non solo pane e pasta. Anche per frutta e verdura c’è stato un crollo
sul fronte dei consumi: nei primi dieci mesi dell’anno, infatti, si
registra una riduzione di oltre il 5,6 per cento. A sottolinearlo è la
Cia, (Confederazione italiana agricoltori) sulla base delle rilevazioni
Istat sulle vendite al dettaglio di ottobre. "L’accentuato calo dei
consumi", affermano alla Cia, "è stato causato soprattutto da rincari
ingiustificati e da manovre speculative che hanno fatto impennare i
prezzi dell’intero comparto ortofrutticolo".
Sempre secondo la Cia la flessione del
consumo dei prodotti ortofrutticoli è destinata a peggiorare negli
ultimi due mesi dell’anno come conseguenza del fermo dell’autotrasporto
che ha determinato aumenti selvaggi al consumo. In ogni caso,
sottolinea ancora l’organizzazione agricola "la spesa sostenuta dagli
italiani, per frutta e verdura, nonostante i minori acquisti, è
cresciuta tra il 5 e il 7 per cento proprio per la miccia esplosiva
innescata sul fronte dei prezzi".

Quanto all’Istat
precisa che la crescita totale delle vendite anno su anno (+2,3%) è la
sintesi di risultati positivi sia per i prodotti alimentari (+2,9%) sia
per i prodotti non alimentari (+1,8%). L’aumento è inoltre il risultato
di variazioni positive per le vendite delle imprese operanti su piccole
superfici (+1,6%) come per quelle della grande distribuzione (+3,2%).
Riguardo a quest’ultima gli aumenti più significativi hanno coinvolto i
negozi specializzati (+8,2%) e i grandi magazzini (+4,6%).

(21 dicembre 2007)

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