http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/20-Dicembre-2007/art39.html

21/12/0’7 – il manifesto
 
Corea del Sud, stravince Lee imprenditore alla Berlusconi
Il nuovo presidente è un conservatore filo Usa, sotto indagine parlamentare per una truffa in Borsa
Maurizio Riotto
Seoul

Lee Myung-bak ce l’ha fatta. Proprio nel
giorno del suo sessanteseiesimo compleano l’ex sindaco di Seoul,
conservatore, candidato del Grand National Party (Gnp) è diventato
presidente della Repubblica di Corea con una maggioranza schiacciante
di poco meno del 50% che ha umiliato il suo avversario Cheng
Dong-young, del partito democratico al governo, che ha ottenuto il 26%.
Il vincitore è l’uomo che qualcuno ha definito l’ennesimo Berlusconi
asiatico: nato in una famiglia povera ha fatto fortuna diventando a 36
anni uno dei manager di punta della Hyundai, ed è oggi sotto l’ombra di
un’inchiesta parlamentare che dovrà chiarire se il neo presidente abbia
avuto responsabilità nella vicenda di una truffa in Borsa da parte di
una società finanziaria di cui egli era manager.
La vittoria di
Lee è il frutto di elezioni tormentate, giunte alla fine di una
campagna elettorale portata avanti all’insegna di roventi polemiche e
raffinatissima tecnologia digitale (dagli schermi giganti itineranti ai
dialoghi coi cittadini via internet), che hanno fatto infine registrare
un alto tasso di astensionismo (ha votato il 62,9% degli aventi
diritto, l’affluenza più bassa di sempre. Dei ben dodici candidati
scesi in lizza solo uno alla fine era in grado di insidiare il
presidente eletto: il progressista Chung Dong-young, candidato dello
United New Democratic Party (Undp). Su Chung ha pesato la perdita di
consensi accumulata nel corso del suo mandato dal presidente uscente
Roh Moo-hyun, fautore della sua stessa linea politica che aveva già
provocato la catastrofica sconfitta dei progressisti nelle elezioni
regionali del 30 maggio 2006.
La vittoria schiacciante di Lee
Myung-bak pone interrogativi sulle aspettative e sui reali desideri
della popolazione sudcoreana. Il vincitore ha impostato la sua campagna
elettorale innanzitutto sul rilancio dell’economia nazionale, laddove
gli avversari progressisti hanno a turno insistito sul recupero della
moralità e sui valori umani.
Ma chi è Lee Myung-bak? Nato in
Giappone, vicino a Osaka, durante l’occupazione giapponese della Corea,
arrivò in patria nel 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Di
famiglia povera, ha svolto i mestieri più umili pur di studiare.
Entrato nel 1965 alla Hyundai, allora piccola azienda locale, ha saputo
conquistarsi l’amicizia del suo fondatore, Chong Chuyong, arrivando in
pochi anni ai vertici.
Disinvolto affarista e investitore, ha saputo
ritagliarsi una parte importante nel vorticoso periodo fra gli anni ’70
e ’90, in cui la Corea del Sud si è trasforato da paese del terzo mondo
a impressionante realtà industriale, arrivando ad accumulare un
patrimonio personale stimato in circa 40 milioni di dollari.
Eletto
deputato all’Assemblea Nazionale nel 1992, è stato sindaco di Seoul dal
2002, prima di decidere di presentarsi alle elezioni presidenziali,
vincendo anche la concorrenza di Park Kunhye, collega di partito e
figlia del dittatore Park Chung-hee (1917-1979), nelle primarie dello
scorso 20 agosto.
Gli avversari lo dipingono come un uomo privo di
scrupoli, spesso al centro di vicende finanziarie poco edificanti come
quella della LKE Bank, fondata per sua iniziativa e fallita dopo un
anno con gravi perdite per oltre 5000 investitori.
I suoi
sostenitori ne lodano invece il pragmatismo, l’abilità imprenditoriale
e un atteggiamento che cerca di conciliare lo sviluppo industriale con
il rispetto dell’ambiente.
Decisamente conservatore e vicino agli
Usa ha già lasciato intendere che rinnoverà il mandato delle truppe
sudcoreane in Iraq proprio per rinforzare il legame con Washington. Sul
fronte interno, ha promesso tre milioni di posti di lavoro e
soprattutto l’attuazione del progetto 7-4-7, ossia 7% di crescita del
Pil (che quest’anno si attesterà al 3,9%), crescita del reddito annuo
pro-capite fino a 40.000 dollari (quest’anno sarà di circa 20.000), e
settimo posto nel mondo per l’economia sudcoreana.
This entry was posted in Rassegna Stampa. Bookmark the permalink.

3 Responses to http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/20-Dicembre-2007/art39.html

  1. Pingback: priotupiliko blog

  2. Pingback: priotupiliko blog

  3. Pingback: priotupiliko blog

Comments are closed.