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Nei dati Isfol disoccupazione ai minimi
Ma è precario un lavoratore su dieci

 
Il
lavoro atipico coinvolge tra le 3,5 e i 4,5 milioni di persone. Quasi
la metà dei contratti atipici sono stati già rinnovati almeno una
volta. Tra gli "under 30" solo il 53 per cento ha un contratto a tempo
indeterminato. Penalizzate anche le donne. TABELLA: le tipologie contrattuali

Addio lavoro standard. Addio posto fisso. Il lavoro è sempre più a
termine. Ora coinvolge dieci italiani su cento. Sono soprattutto
contratti a tempo determinato, di apprendistato o percorsi interinali.
Ma sono ancora di più se a questi si aggiungono il 5,7 per cento dei
lavoratori che hanno solo un contratto di collaborazione. Che siano
co.co.co., co.co.pro o occasionali. I lavoratori atipici, nel
complesso, sono "tra i 3,5 e i 4,5 milioni". Sono questi i risultati
resi noti dal Rapporto Isfol, presentato dal presidente Sergio
Trevisanato, che analizza in dettaglio il mercato del lavoro italiano.

Cresce ad ogni modo il livello dell’occupazione italiana. Nel nostro
paese si è toccato il numero di 23 miloni di occupati. Allo stesso
tempo è sceso il livello di disoccupazione che ha raggiunto i minimi
storici, il 6 per cento, anche se rimane insufficiente il tasso di
partecipazione al lavoro, in particolare dei giovani e delle donne.
L’Italia rimane infatti ancora lontana da tutti gli obiettivi di
Lisbona. In particolare, sottolineano gli autori del rapporto, prosegue
la flessione dei tassi di attività che svelano come ci siano ampi
segmenti di popolazione in età attiva che non lavorano e non cercano
lavoro.

Tale fenomeno sembra riconducibile anche al fatto che il lavoro
disponibile non risponde alle attese e alle esigenze dei lavoratori. In
particolare quelle dei giovani e delle donne. Molte occasioni di
impiego riguardano lavori poco o per niente qualificati, prevedono
contratti a carattere temporaneo e le retribuzioni proposte sono al di
sotto delle attese e della soglia di necessità.

"Il lavoro atipico – spiegano gli autori della ricerca –
coinvolge quasi 3,5 milioni di persone, poco più del 15 per cento
dell’occupazione, includendo gli occupati a termine (compreso
l’apprendistato) e i parasubordinati (occupati autonomi esposti a più
vincoli di subordinazione). Se si includono i part-time involontari e
tutti coloro che non conoscono la tipologia del proprio contratto di
lavoro, nel suo insieme la platea della "atipicità" massima è formata
da poco più di 4,5 milioni di persone, pari a circa il 20 per cento
degli occupati".

La natura atipica colpisce soprattutto il segmento dei più giovani. Tra
gli "under 30" il 24,7 per cento ha un contratto di dipendente a
termine, il 10 per cento è autonomo, l’8,4 per cento ha un contratto di
collaborazione e il 4,3 per cento ha altri contratti non standard. Tra
chi ha meno di 30 anni solo il 53 per cento può contare su un contratto
a tempo indeterminato.

Anche le donne si confermano tra i segmenti deboli del mercato
dell’occupazione. Quasi sette su dieci accede a un posto di lavoro con
un contratto atipico: oggi sono il 63 per cento (erano il 60 per cento
l’anno scorso). Non vanno bene le cose neppure se si guarda alle
retribuzioni. I salari delle lavoratrici sono in media inferiori del 25
per cento di quelli dei lavoratori. A parità di contratto e di livello
di inquadramento poi, la differenza è quasi del 16 per cento.

TABELLA:
Le tipologie contrattuali

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