http://www.corriere.it/cronache/07_dicembre_18/martirano_carceri_fuori_norma_7528b11a-ad33-11dc-af1c-0003ba99c53b.shtml

Il piano del 2000 sulla ristrutturazione dei 214 istituti di pena è rimasto un sogno

Carceri fuori norma, addio effetto indulto

Capienza già superata. In regola solo 4.763 celle su 28.828

 

 

(Ap)

ROMA A settembre del 2000 il governo di centrosinistra varò il nuovo regolamento di esecuzione dell’ordinamento penitenziario
che prevedeva la ristrutturazione di buona parte dei 214 istituti di
pena, con un occhio di riguardo agli standard igienico- sanitari e ai
diritti dei detenuti: acqua calda nelle celle, toilette separate, celle
per non fumatori, parlatori senza vetri divisori, cucine per un massimo
di 200 coperti, etc. Tempi previsti per la realizzazione delle opere: 5
anni, come stabilito dalla norma transitoria. Investimento stimato dal
Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria): 400 milioni di euro.
Sette anni dopo la pubblicazione di quello che fu definito «un libro
dei sogni», basta scorrere i dati del monitoraggio sollecitato al Dap
dal sottosegretario Luigi Manconi (Giustizia) per capire cosa non è
cambiato nelle carceri italiane. Nonostante l’indulto, si parte già da
una situazione di sofferenza: oltre 49.442 detenuti a fronte di una
capienza regolamentare di 43.213 posti. In questo quadro, solo il 16%
delle celle sono a norma: 4.763 su 28.828, mentre circa 1.750 sono in
via di ristrutturazione. Ma le medie nazionali non rappresentano i casi
limite: se, infatti, a San Vittore (Milano) 242 celle su 590 hanno
disponibilità di servizi igienici, a Secondigliano (Napoli) nessuna
delle 802 celle ha l’acqua calda e solo 11 hanno la doccia.

I detenuti che non tollerano le
sigarette, poi, devono soccombere in Campania (zero celle per non
fumatori su 2.820) e Lazio (zero su 3.297).
I tassi di crescita
C’è da aggiungere che la ristrutturazione mancata — anche nei 5 anni in
cui ha governato la Cdl è stato fatto molto poco per mancanza di fondi
— ha, per così dire, perso il treno straordinario dell’indulto varato
nel-l’estate del 2006 con il voto di due terzi del Parlamento. Al 31
luglio del 2006, con 60.710 detenuti presenti (quasi 18 mila in più
rispetto alla capienza regolamentare) sarebbe stato impensabile avviare
grandi lavori di ristrutturazione. Ma già il 31 agosto dello stesso
anno, quando le presenze erano scese drasticamente a 38.847 unità,
avrebbe avuto un senso avviare la manutenzione straordinaria. Da quel
momento in poi le carceri italiane hanno iniziato a riempirsi
nuovamente. Dal mese di ottobre 2007, i tassi di crescita della
popolazione carceraria (emergenza romeni, decreto sicurezza, etc) hanno
sfondato quota mille al mese per raggiungere la ragguardevole cifra di
1.308 detenuti in più registrati tra 5 novembre e il 3 dicembre. E
questo vuol dire che alla fine della prossima primavera si tornerebbe a
superare il tetto dei 60 mila in carcere raggiunto nella fase
pre-indulto. Fine del «libro dei sogni» voluto dall’allora
Guardasigilli Oliviero Diliberto? Il ministro Clemente Mastella, quando
è stato tirato in ballo per gli istituti di pena non utilizzati e
quelli mai costruiti, ha accusato il collega Antonio Di Pietro: «I
fondi sono del ministro delle Infrastrutture, io posso indicare la
collocazione dei nuovi istituti. Ma i fondi li deve destinare Di
Pietro». E lo stesso Mastella ha illustrato quali e quante siano le
difficoltà dell’edilizia carceraria quando, lo scorso 26 novembre, ha
inaugurato l’istituto di Gela (48 celle, tutte con bagno): il carcere
progettato nel ’59, finanziato nel ’78 con cantiere aperto nell’82,
ultimato mezzo secolo dopo grazie all’impegno dei sindaci Franco Gallo
e Rosario Crocetta. «Sono dieci le nuove carceri in costruzione e 28
quelle in cui ci sono lavori di ristrutturazione», riferisce il
sottosegretario Luigi Manconi che cita le Finanziarie del 2001, del
2002 e del 2007 «con evidente buco nei 5 anni di governo del
centrodestra». Il Dap — guidato dal direttore Ettore Ferrara e dal
vicedirettore «interno» Emilio Di Somma, con la direzione detenuti
affidata ancora per qualche mese a Sebastiano Ardita (magistrato) — ha
fornito tempestivamente i dati sull’attuazione del nuovo regolamento
del 2000 e questo, in via Arenula, viene letto come l’indice di una
vera e propria rivoluzione culturale. Spiega, dunque, Manconi: «Per la
prima volta il Dap fa un’autoanalisi e questo consente di immaginare
una riforma dopo l’indulto perché, oggi, senza l’indulto noi saremmo a
una cifra stimabile di circa 80 mila detenuti. Ovvero uno stato di
totale illegalità, una situazione invivibile per quanti lavorano dentro
le carceri, un inferno per i detenuti e, quindi, una situazione ad alto
rischio, al limite di un possibile collasso o esplosione».

Il punto di vista del governo non collima con quello del maggiore sindacato degli agenti penitenziari (Sappe)
che pure riconosce a Mastella un impegno straordinario per affidare al
Corpo la creazione dei nuclei di verifica esecuzione penale esterna:
ovvero le pattuglie (5-6 mila agenti in tutta Italia) che a regime
controlleranno i detenuti che usufruiscono delle misure alternative.
Tuttavia sul lavoro fin qui svolto nelle carceri, il segretario del
Sappe Donato Capece è assai critico con il governo: «Quella
dell’indulto è un’occasione perduta perché il governo si era impegnato
a cambiare la faccia organizzativa del carcere. Ma qui non c’è un soldo
neanche per imbiancare le celle o per pagare i "Mof" (i detenuti che
attuano la manutenzione ordinaria fabbricati, ndr)». E ancora, per
rimodernare gli alloggi e le mense degli agenti di Bollate (Milano), il
provveditore per le carceri della Lombardia, Luigi Pagano, ha stipulato
una convenzione con l’Alitalia per fare issare sul tetto del-l’istituto
un grande cartellone pubblicitario visibile dalla Milano-Laghi. Ma
tutto questo non basta. I diritti negati In questa situazione di
precarietà, denuncia l’ong Antigone, non diminuiscono gli eventi
critici. Nei primi 11 mesi del 2007 ci sono stati 52 suicidi tra i
detenuti (43 quelli comunicati dagli istituti penitenziari al Dap)
contro i 50 del 2006 e l’altro giorno si è suicidato nei pressi della
stazione di Bologna il capo degli agenti del carcere di Modena. Nelle
celle i tentativi di suicidio sono stati 116 e gli atti di
autolesionismo 3.413. Se il Dap di Ferrara ha posto particolare
attenzione ai «nuovi giunti» (la circolare sul trattamento dei nuovi
ingressi è della scorsa estate), un carcere in cui il detenuto rimane
mediamente pochi giorni ha bisogno di figure terze di controllo. Per
Patrizio Gonnella («Antigone ») il Parlamento ora deve fare un altro
sforzo per approvare due ddl: quello che istituisce il reato di tortura
(testo già passato alla Camera e modificato in commissione al Senato) e
quello del garante nazionale dei detenuti (approvato a Montecitorio).

Dino Martirano
18 dicembre 2007

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