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Purità e via Roccaromana punto di svolta
di Michele Spalletta

Novità per le strutture che saranno destinate alla
facoltà. Autorizzazioni in arrivo, i lavori potrebbero partire entro il 2007


Nel piano triennale delle opere pubbliche dell’Ateneo non saranno
sicuramente sfuggite agli studenti della facoltà di Giurisprudenza le
voci riguardanti la realizzazione dei nuovi poli didattici della Purità
e di via Roccaromana. Da molti anni si parla di queste strutture che
dovrebbero dare un po’ di ossigeno a una facoltà che soffre
l’incremento annuale, oramai divenuto insostenibile, di nuovi iscritti.
E ogni volta si è rimasti delusi dal constatare che queste opere non
venivano mai realizzate. Ma adesso, forse, il discorso potrebbe
cambiare.

Per quanto riguarda le Purità, lo stop ai lavori è stato dovuto ai
ritrovamenti archeologici nell’area oggetto dei lavori, ritrovamenti
che hanno bloccato qualsiasi concessione di autorizzazioni. Questo ha
reso necessario riprogettare  l’intero intervento. Il nuovo progetto
adesso ha finalmente visto la luce, seppur con ovvie modifiche rispetto
all’impianto originario. Ormai approvato, il progetto è in attesa delle
autorizzazioni, che – assicura l’ingegnere Lucio Mannino dell’Ufficio
tecnico d’Ateneo – «arriveranno entro i primi mesi del nuovo anno».
Rispetto al progetto iniziale, l’intervento sarà molto ridotto e
riguarderà soltanto la ristrutturazione della chiesa della Purità in
via Maddalena, che ospiterà aule per la didattica e lo studio. Non è
molto ma è pur sempre qualcosa.
I fondi per la realizzazione di
questa struttura ammontano a 1 milione 420 mila euro, già stanziati per
il 2007; i lavori dovrebbero iniziare nel secondo semestre del prossimo
anno per concludersi intorno alla metà del 2009.

Anche per il polo didattico di via Roccaromana sembra essere
arrivato il momento della messa in opera. Dopo le perplessità della
Soprintendenza, che avevano fatto ritardare l’iter burocratico, anche
per questo nuovo spazio destinato a Giurisprudenza, anticipa
l’ingegnere Mannino, le autorizzazioni arriveranno entro la fine di
gennaio 2007. Il costo dei lavori – 6 milioni e 400 mila euro – è anche
in questo caso previsto dal Piano triennale sin dal 2007.%

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Strutture, tutti i cantieri dei prossimi tre anni
di Michele Spalletta

Aule, laboratori, ristrutturazioni, un nuovo orto botanico alla Cittadella. Lavori
per 102 milioni di euro. Ecco cosa prevede il Piano triennale delle opere pubbliche dell’Ateneo


Laboratori, nuove sedi per la didattica, strutture di servizio,
interventi di manutenzione e ristrutturazione, persino un nuovo orto
botanico. Sono oltre 102 i milioni di euro stanziati dall’Università di
Catania per i lavori previsti dal piano delle opere pubbliche,
approvato lo scorso 20 ottobre. Strutture necessarie per lo sviluppo
delle attività didattiche, ma anche per dare risposta ad esigenze
logistiche improrogabili che nascono dalla crescente insufficienza di
spazi a fronte degli oltre 65 mila studenti iscritti all’ateneo.

Tra le strutture che ospiteranno le nuove aule e laboratori per gli
studenti, i poli didattici per la facoltà di Giurisprudenza della
Purità e di via Roccaromana sono certamente di maggiore rilievo. Già da
molto tempo in “previsione”, queste strutture – insieme con le nuove
aule del complesso delle Verginelle (queste ultime non inserite nel
piano delle opere del prossimo triennio) – sono di fondamentale
importanza per una Facoltà che da anni soffre grossi problemi logistici
nell’organizzazione delle attività didattiche, visto l’imponente numero
di matricole che ogni anno si iscrivono alle lauree giuridiche. Ma il
problema degli spazi non è certo un’esclusiva di Giurisprudenza. Tutto
l’ateneo deve far fronte a una sempre crescente quota di studenti. Per
questo motivo il Piano triennale prevede una serie di interventi che
riguardano manutenzioni e ristrutturazioni, ma anche nuove edificazioni
che nella maggior parte dei casi andranno a beneficio delle facoltà
all’interno della Cittadella universitaria in via Santa Sofia: la Torre
Biologica per la facoltà di Medicina (già andata in gara d’appalto,
importo superiore ai 20 milioni di euro) e un nuovo “corpo di fabbrica
da destinare ad aule e laboratori” (anche questo già andato in gara
d’appalto, importo di oltre 3 milioni di euro) per gli studenti di
Farmacia sono tra gli intreventi più significiativi. Inoltre c’è in
programma anche l’ampliamento e il completamento del dipartimento
bio-scientifico della facoltà di Agraria, per il quale è prevista una
spesa di quasi 23 milioni di euro, dieci dei quali previsti da
investimenti privati (ancora da recuperare).

Tra le infrastrutture previste,  inoltre, è inserita la
realizzazione del polo linguistico multimediale con nuovi laboratori
informatici. Sorgerà sempre alla Cittadella, i lavori dovrebbero
partire nel terzo trimestre del 2007 per conludersi a metà del 2009.

Altra “novità” prevista dal Piano è un nuovo Orto botanico alle
spalle della nuova sede della facoltà di Agraria in via Santa Sofia. La
struttura avrà finalità didattiche, costo dell’intervento 5 milioni e
300 mila euro, in parte già coperti dalla disponibilità dell’Ateneo. Da
annotare interventi di manutenzione straordinaria nell’ex palazzo
dell’Accademia di Belle Arti, a piazza Manganelli, e a Palazzo
Sangiuliano in piazza Università: ospiteranno uffici e strutture di
servizio. 

Ma siccome non di sole aule si vive, molti disagi, per prof e
studenti, riguardano anche altri aspetti del “vivere l’Università”. Uno
fra tutti il problema legato alle aree di parcheggio. Mentre per il
personale docente sono quasi ovunque previste aree di parcheggio
riservate, gli studenti vivono giornalmente pesanti problemi per
raggiungere e trovare posti auto vicino alle facoltà, soprattutto
quelle che si trovano all’interno dell’area urbana. Uno degli
interventi previsti dal Piano riguarda proprio la realizzazione di un
nuovo parcheggio interrato in piazza Vaccarini (alle spalle dei
Benedettini), che servirà ad accogliere gli studenti delle facoltà
limitrofe di Lettere, Lingue e Giurisprudenza e che, almeno nelle
intenzioni, dovrebbe essere gratuito. Il progetto del parcheggio in
zona infatti non è una novità del Piano 2007/2009. Già negli anni
passati, come spiega l’ingegnere Lucio Mannino dell’ufficio tecnico
d’Ateneo e responsabile di molti procedimenti inseriti nel Piano
triennale, «era stata prevista la realizzazione del parcheggio in
piazza Vaccarini attraverso lo strumento del project financing,
affidandone quindi la realizzazione e la gestione, mediante bando di
gara, a una ditta privata». In questo caso, com’è facile immaginare, il
privato avrebbe dovuto inserire un ticket a pagamento per coprire i
costi di realizzazione e gestione nell’arco della concessione. «Il
problema principale e per il quale non si è trovato alcun privato
disposto alla realizzazione e gestione dell’impianto – continua Mannino
– sta nel costo oneroso degli investimenti e nel limitato spazio che
dovrebbe accogliere i posti auto, il che si traduce in un investimento
a lunghissimo termine per coprire le spese e ricavarne degli utili». è
per questo motivo che l’Ateneo – prevedendo di far rientrare i costi 
(6 milioni di euro) tra le spese coperte dalla disponibilità
dell’Università – dovrebbe potere realizzare il parcheggio in proprio.
Ed eliminando l’investimento di privati la struttura dovrebbe essere
fruibile gratuitamente, almeno per gli studenti. C’è un però. Il
parcheggio Vaccarini non è inserito nell’elenco annuale delle opere,
per le quali sono già certe le coperture e gli stanziamenti finanziari.
La sua realizzazione pertanto è subordinata all’effettiva presenza dei
finanziamenti.

Oltre agli investimenti su nuove strutture, il piano comprende anche
una serie di misure finalizzate al risparmio energetico, come
l’installazione di diversi impianti solari fotovoltaici nelle facoltà
di Agraria, Economia, Ingegneria, Scienze MM. FF. e NN. e Scienze
Politiche. La realizzazione di questi impianti, però, almeno come
dichiarato dall’ufficio competente, sarà per la maggior parte
subordinata alla richiesta delle singole facoltà e a finanziamenti
specifici.

Inseriti nel Piano triennale anche diversi interventi di edilizia
sportiva, come il completamento dei campi di calcio e rugby a Trappeto
Nord e la realizzazione di una piscina coperta nel Centro Universitario
di via Santa Sofia (se ne parla da tempo, ndr). Anche questi lavori
però, seppur presenti nel Piano triennale, non rientrano tra i costi
finanziati per il 2007: per cui l’inizio dei lavori dovrà attendere
l’effettiva copertura finanziaria.

Quasi tutti gli interventi previsti dal piano triennale dovrebbero partire già dal prossimo anno solare.
I
102 milioni di euro già previsti dal Piano delle opere pubbliche per il
triennio 2007-2009 dovrebbero coprire, oltre le spese di manutenzione
ordinaria e straordinaria e regolarizzazione delle strutture già
esistenti, tutti i lavori per la realizzazione dei nuovi impianti ad
uso e consumo degli studenti. Se gli stanziamenti di bilancio ammontano
a quasi 59,5 milioni di euro, nella somma destinata alla copertura del
piano sono considerati altri 27 milioni di euro da «entrate aventi
destinazione vincolata per legge». Poco più di 3 milioni di euro
provengono da mutui contratti dall’Ateneo e altre entrate ammontano a
ulteriori 3 milioni.
Il capitale privato che, come abbiamo visto,
è interamente destinato alla realizzazione del dipartimento
Bio-scientifico di Agraria, ammonta a meno del dieci per cento dello
stanziamento totale. Esempi esteri hanno dimostrato come sia possibile
reperire risorse da investitori privati mediante sponsorizzazioni,
garantendo un’alta qualità di formazione, ricerca e servizi agli
studenti. Di certo, viste le ristrettezze economiche in cui versa
l’intero comparto universitario, potrebbe essere una strada da
perseguire per consentire un maggiore afflusso di risorse da destinare
alla formazione degli studenti e alla ricerca, che sono i pilastri sui
quali è fondata l’Università.

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L’Ateneo all’opera… pubblica
di Michele Spalletta

L’Università etnea approva il piano dei
cantieri per il triennio 2008-2010. Arrivano i nuovi spazi per la
facoltà di Giurisprudenza, ma si arena il parcheggio di via Vaccarini


Torre biologica, parcheggio interrato in piazza Vaccarini,
completamento del dipartimento scientifico del centro universitario di
via Santa Sofia, ma anche nuove strutture e acquisizioni per la facoltà
di Giurisprudenza. Sono solo alcune delle opere in lista nel programma
triennale delle opere pubbliche che l’Università ha approvato lo scorso
settembre e che va ad aggiornare il precedente, varato nell’ottobre
2006. Il nuovo piano, che coprirà il periodo 2008-2010, conserva molte
delle infrastrutture messe in cantiere dal suo predecessore, con
l’aggiunta di importanti novità.
Ma
andiamo con ordine. Per prima cosa si passa dai 102 milioni di euro del
piano 2007-2009 ai quasi 130 previsti dal nuovo progetto. Un incremento
non di poco che va ad aggiungere ulteriori risorse a quasi tutti i
cantieri. Come si diceva, molte opere vedono coinvolta la facoltà di
Giurisprudenza che, non è certo notizia degli ultimi giorni, vede
considerevolmente aggravati gli storici problemi di sovraffollamento e
di mancanza di strutture per i propri studenti. «Purtroppo i problemi
si sono storicizzati» commenta il preside della facoltà, Luigi
Arcidiacono, che porta alla cronaca un’ulteriore amarezza: «Sono
costretto a chiudere momentaneamente la sede dell’ex cinema Ritz a
causa di infiltrazioni di acqua. Si aggiungono problemi su problemi –
aggiunge il preside – anche perchè in quella sede si svolgevano i corsi
del primo anno, e le matricole che si perderanno adesso non le
recupereremo più».
Malgrado l’amarezza per l’ennesimo problema di
spazi, il preside Arcidiacono prende una boccata d’aria attraverso i
progetti inseriti nel nuovo piano triennale, dove sono previste, oltre
le acquisizioni di nuovi edifici (l’ex Gil e l’ex cinema Minerva, per
un valore complessivo di quasi 6 milioni di euro, ndr), anche il
completamento di due importanti strutture, la Purità e l’ex autoparco
in via Roccaromana, per le quali sono stanziati oltre 9 milioni di
euro. «La Purità ha già ripreso i suoi lavori (dopo lo stop della
soprintendenza ai beni culturali per la scoperta di reperti
archeologici nell’area, ndr), anche se, per motivi di conservazione dei
ritrovamenti, abbiamo definitivamente perso due aule. Nella struttura
che ospitava la chiesa  – prosegue Arcidiacono – faremo un
auditorium-aula magna». Per quanto riguarda l’edificio di via
Roccaromana, il parere favorevole del Genio civile ha dato avvio alla
delibera sul bando, che il Consiglio comunale dovrebbe realizzare a
breve.
Notizie positive per gli studenti della facoltà di
Giurisprudenza, che grazie anche all’acquisizione della struttura che
ospitava la clinica dermosifilopatica e l’edificio in via Gallo, potrà
avere un nuovo “polmone” per la biblioteca.
Per quanto riguarda i
tempi di realizzazione, la Purità dovrebbe essere completata entro il
prossimo ottobre, mentre gli edifici di via Roccaromana sarano fruibili
entro 20 mesi.
Tornando al Piano, altro importante progetto riguarda
la Torre biologica della facoltà di Medicina, per la quale sono stati
stanziati oltre 24 milioni di euro. La struttura, che verrà realizzata
in via Santa Sofia «permetterà a tutti gli istitui biologici del primo
biennio – spiega il preside della facoltà, Nunzio Crimi – di essere
collocati in una sede di alto livello perché consentirà di espletare al
meglio tutte le attività di ricerca di base e di laboratorio».
Discorso
a parte per il parcheggio interrato di piazza Vaccarini. Inserito nel
piano triennale con uno stanziamento di 6,5 milioni di euro, come ci
spiega il responsabile delle opere pubbliche dell’Università, Francesco
Rapisarda, «in un primo momento si sarebbe dovuto realizzare attraverso
un project financing, ma visto che metà degli stalli realizzati
sarebbero andati al Comune, la restante parte non sarebbe stata
sufficiente per il finanziatore privato. Per questo motivo – conclude
Rapisarda – il progetto al momento è in sospeso, in attesa di trovare
dei fondi alternativi, europei, per permettere all’Università di
realizzare l’opera autonomamente».

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Riforma della didattica, Catania pronta nel 2009
di Michele Spalletta

Slitta la revisione degli ordinamenti didattici
imposta dal Ministero, che fissa rigidi criteri su docenti e strutture
per i corsi di laurea. Il delegato del rettore, Giuseppe Cozzo: «Lavoro
serio, serve tempo»


Eliminazione dei corsi di laurea con pochi studenti,
razionalizzazione dell’offerta formativa di tutte le facoltà, utilizzo
dei requisiti minimi per l’iscrizione delle matricole ai corsi e
riorganizzazione del personale docente. L’Università di Catania è a
lavoro per adeguare la propria offerta alle nuove linee guida che il
Ministero ha varato qualche mese fa e che riguardano sia le lauree
triennali sia le specialistiche e i corsi post laurea. Tra i “diktat”
del Ministero: meno corsi, e con un numero di docenti  e strutture
adeguato a quello degli studenti. L’obiettivo principale di Mussi è la
qualità dei corsi di laurea.

Il dibattito all’interno dell’Ateneo di Catania si è aperto già lo
scorso 19 ottobre, con una lettera inviata al rettore dal professore
Giuseppe Cozzo, delegato alla didattica e presidente della Commissione
paritetica d’Ateneo. Il professore Cozzo faceva presente la necessità
di  “esaminare i progetti di trasformazione dell’offerta formativa nel
loro complesso e per grandi aree”, aggiungendo che “non ci sono i tempi
necessari per un avvio consistente dei nuovi ordinamenti per l’anno
accademico 2008/09”.

Già un posticipo rispetto a quanto auspicato in partenza?
Tra
i problemi cui far fronte, secondo Cozzo, quelli relativi ad alcune
facoltà con troppi studenti e pochi docenti e strutture non
sufficienti. «Uno degli strumenti suggeriti dalla legge – precisa il
presidente della Commissione – è quello di indirizzare meglio la
domanda degli studenti, potenziando l’orientamento e utilizzando lo
strumento dei requisiti necessari per l’accesso a determinate tipologie
di studio. Perché è un’assurdità che uno studente che non ha mai
studiato latino, si iscriva alla facoltà di Lettere, per fare un
esempio».

Il rettore Antonino Recca ha risposto a fine ottobre
con un documento in cui, oltre a chiedere alla Commissione paritetica
“uno sforzo generoso per individuare le linee essenziali di
orientamento”, fissava la data del 15 novembre come scadenza per una
“proposta definitiva di regolamento didattico d’Ateneo, da sottoporre
immediatamente all’’approvazione del Senato accademico”.

Dalla
bozza del nuovo regolamento all’effettiva realizzazione della riforma
però i tempi sono lunghi e, conferma Cozzo, «non c’è il margine
necessario per presentare il progetto definitivo del nostro Ateneo al
vaglio del Ministero entro il 31 gennaio, data ultima per far partire
la riforma nel prossimo anno accademico’.

Così l’attuazione
della riforma a Catania slitta al 2009/10. Tuttavia, in attesa
dell’applicazione della riforma, grazie all’autonomia delle singole
Facoltà e entro i parametri della legge 509 che ancora regola
l’Università italiana, i presidi possono già da ora apportare modifiche
all’interno dei propri corsi, per venire incontro agli studenti. E in
parte questo sta già accadendo. La facoltà di Lingue e letterature
straniere, per l’anno accademico in corso, ha già previsto un taglio di
esami, Economia ha disattivato il proprio indirizzo triennale in
Consulenza del lavoro mentre Scienze politiche ha messo in esaurimento
il proprio corso in Scienze della comunicazione.

Tra le
difficoltà maggiori nell’adeguamento ai nuovi requisiti ministeriali,
quelle relative alla riorganizzazione del corpo docente. Per ogni corso
di laurea di primo livello, infatti, secondo il nuovo decreto saranno
necessari almeno 12 docenti di ruolo. E di lavoro ce n’è parecchio da
fare, come dimostra anche una ricerca fatta da “Il Sole24Ore”.
Secondo
i dati del quotidiano economico circa la metà delle facoltà italiane si
trovano in deficit di docenti rispetto alle quote minime fissate dal
nuovo decreto. L’Ateneo di Catania, insieme a quasi tutte le Università
siciliane, si trova in linea con la situazione nazionale. Le carenze di
organico rispetto i nuovi requisiti si contano nelle facoltà di
Economia con 76 docenti sui 112 indicati dal Ministero, Ingegneria (195
sui 268 richiesti), Lingue e letterature straniere (53 su 72), Scienze
politiche (con un ammanco di 35 docenti), Architettura, con 36 docenti
su 40 e Scienze della formazione, che necessita di 13 docenti per
raggiungere la quota necessaria di 64.

Giuseppe Vecchio, preside
della facoltà di Scienze politiche, puntualizza. «Mi chiedo quanto sia
attendibile la ricerca del Sole24Ore, in base ai dati trasmessi da
Scienze politiche. Perché non vengono contabilizzati alcuni docenti che
hanno vinto i concorsi e entreranno in servizio a breve. La conoscenza
analitica dei meccanismi, poco utilizzata dalle inchieste
giornalistiche sulla qualità degli atenei, è indispensabile per evitare
di commettere errori attraverso il rapporto semplicistico fra numeri».

«La
riorganizzazione del corpo docenti all’interno dei corsi di laurea –
aggiunge Giuseppe Cozzo – è sicuramente il problema più delicato da
affrontare, ma questa riforma deve essere portata avanti seriamente,
proprio per rimediare agli errori commessi nel passato, che hanno
prodotto molti problemi. Si spera che con questa riforma le cose
possano migliorare. Noi stiamo lavorando per riorganizzare al meglio
l’Università – prosegue Cozzo – anche se è da sottolineare come il
“pacchetto -qualità” del Ministro non sia accompagnato da un
“pacchetto-risorse”. La nota dolente è sempre quella, la carenza delle
strutture e degli organici, per andare incontro ai criteri fondanti
della riforma, quale il numero “sostenibile” di docenti».

Il
professore Cozzo, che dirige i lavori di riorganizzazione didattica a
Catania, preferisce non parlare di “difficoltà” nell’adeguare gli
standard dell’Ateneo alle nuove direttive, quanto di «volontà di
procedere con molta attenzione. La fretta spesso porta a decisioni che
non sono state sufficientemente meditate. Il nostro problema principale
– continua Cozzo – non è quello di ridurre le materie, portandole da 28
a 20, così come prevede il Ministero. Noi vogliamo riformare veramente,
riprogettando tutta l’offerta formativa d’Ateneo, tenendo conto di
tutti gli aspetti per migliorare la qualità sulla base di questi
parametri».
Qualità innanzitutto. E si capisce bene come questa
volta l’obiettivo sia ben chiaro, visto che a breve tutte le università
saranno sottoposte al giudizio del nuovo Nucleo di valutazione, e
l’elargizione dei fondi agli atenei sarà quantificato in base al parere
dell’Anvur. La questione dunque è molto delicata e richiede, come
sottolinea lo stesso delegato alla didattica, «una riprogrammazione
formativa seria e questo richiede tempo».

I lavori procedono
in maniera certosina, come conferma Gaetano Ficicchia, senatore
accademico e rappresentante degli studenti nella Commissione paritetica
per la didattica. «Nell’ultima riunione di commissione (lo scorso 7
novembre, ndr.) abbiamo lavorato fino a tarda sera sulla bozza di
regolamento didattico d’Ateneo che è stato portato anche al vaglio
delle rappresentanze studentesche, affinché tutti possano dire la loro
su un così importante cambiamento che investirà tutti nei prossimi
anni». La voce degli studenti è stata anche richiesta dallo stesso
Cozzo che, pur comprendendo gli impegni accademici degli iscritti
all’Università, chiede un maggiore coinvolgimento nella discussione.

Insomma,
le difficoltà non mancano e non è concesso sbagliare per non perdere
l’occasione di una vera riforma dell’Università a Catania.
Nell’adeguamento ai vincoli imposti dal Ministero, molti stanno meglio,
ma qualcuno sta anche molto peggio. Se da un lato sono da lodare le
università di Milano e Federico II di Napoli, dove tutti i corsi di
laurea hanno una copertura più che sufficiente di docenti, dall’altro
la maglia nera è condivisa dagli atenei di Bolzano, L’Aquila, Macerata,
Urbino e dalla neonata Kore di Enna. I quattro corsi attivati a Enna
infatti raggiungono, nei casi più gravi (Beni culturali e Economia e
tecnologie dell’agro-alimentare, ndr.), un deficit del 92% di organico,
con un solo docente di ruolo sui 12 richiesti.

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Palestra Popolare al CPO

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Una firma contro il precariato :: ABOLIAMO LA LEGGE 30!

Come lavoratori, precari, disoccupati e studenti vogliamo esprimere il nostro totale e incondizionato dissenso nei confronti della legge 30 (legge Biagi), che introduce forme di lavoro precario in Italia.
Una legge che toglie ogni diritto al lavoratore che lo lascia senza contribuzione per lunghi periodi, che lo priva della possibilità di avere una pensione in futuro, che gli rende impossibile l’accesso  alle forme di credito, che non gli permette di avere un minimo di stabilità per progettare il proprio futuro, che in sostanza rende la sua vita e quella dei suoi familiari instabile, senza certezze, PRECARIA.
Esternalizzazioni, co.co.pro, staff leasing, contratti atipici, lavoro a chiamata, trasferimento d’azienda, lavoro ripartito sono solo strumenti di profitto e di sfruttamento per milioni di lavoratori(giovani e non più giovani): al giorno d’oggi sembra che l’unico modo per rendere competitiva un’azienda, uno Stato, sia quello di abbassare il costo del lavoro e creare flessibilità.
E i sindacati confederali che fanno? Negli ultimi anni hanno avuto esclusivamente il ruolo di mediatori tra chi vende e chi compra lavoro, garantendo solo gli interessi del compratore, cioè il padrone, e perdendo del tutto la funzione storica per cui sono nati, ovvero tutelare gli interessi dei lavoratori.
La legge 30 non può essere migliorata:
deve essere abrogata!
Chi parla di miglioramenti non fa che il gioco di confindustria e dei padroni, ai quali la precarietà conviene, eccome: minori contributi ai lavoratori, distruzione dei diritti che i lavoratori hanno conquistato  a costo di lotte durissime negli scorsi decenni, divisione dei lavoratori,  infinite possibilità di ricatto legate al rinnovo dei contratti, licenziamenti in tronco ad ogni nuova crisi di produzione.
A tutto questo si risponde con la lotta!
Costruiamo nella nostra città una mobilitazione contro questa legge che crea sfruttamento e povertà.
Riprendiamoci la nostra dignità

 
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APPELLO PER UN PRESIDIO DI SOLIDARIETA’ CON I COMPAGNI PROCESSATI

 

Il 12 dicembre sarà il 38° anniversario della strage di
piazza Fontana che segnò l’avvio della strategia stragista in
funzione antioperaia e controrivoluzionaria da parte della borghesia,
per colpire e frantumare la mobilitazione di classe.

Oggi
come ieri lo stato è artefice di stragi e repressione, che
attualmente assumono, sul fronte esterno, la forma di aggressioni
militari contro altri popoli, come in Afghanistan, Iraq, Libano e
Palestina e dove si riscontra una forte resistenza di quegli stessi
popoli.

Sul
fronte interno, come faccia della stessa medaglia, lo stato sta
portando avanti un sistematico programma di militarizzazione e
repressione delle contraddizioni sociali, attraverso la promulgazione
di leggi liberticide e politiche securitarie: la limitazione
dell’agibilità politica e sindacale fuori dalle compatibilità
prestabilite.

Nonostante
questo massiccio attacco padronale la mobilitazione di massa
continua: esempi evidenti sono rappresentati dalla grande
partecipazione operaia alle mobilitazioni per il rinnovo del
contratto dei metalmeccanici, contro il precariato, contro
l’ampliamento della basi USA in Italia, la NO TAV in Val di Susa, le
mobilitazioni dei lavoratori immigrati contro i pesanti ricatti che
subiscono ed il supersfruttamento e non da ultime le lotte dei
detenuti che in questi giorni attraversano le carceri per
l’abolizione dell’ergastolo e le dure condizioni di prigionia.

In
questo quadro di conflitto è sistematico l’attacco repressivo
e preventivo che lo stato sta conducendo contro tutti i tentativi di
riorganizzazione politica, espressione dello scontro di classe
esistente, attraverso l’incarcerazione di comunisti, antimperialisti,
antifascisti ed anarchici; i licenziamenti politici di delegati e
operai combattivi da Melfi a Milano.

Particolare
aggressività ha dimostrato l’Operazione Tramonto che tra
Milano, Padova, Torino e Trieste ha portato all’arresto di 17 persone
tra militanti comunisti, compagni di movimento, apprezzati
sindacalisti di base, che erano attivi nell’organizzazione delle
lotte nei propri posti di lavoro, sul territorio, nelle università
e contro l’imperialismo, al di fuori degli schemi della compatibilità
politico-istituzionale.

Non
casuale è stata la scelta da parte della Magistratura di
fissare l’udienza preliminare proprio in occasione dell’anniversario
dell’attentato di piazza Fontana, riproponendo uno scenario in cui
"giudici e parti lese" sono quello stesso stato stragista,
i piduisti, i neofascisti e i padroni assassini, mandanti ed
esecutori di una stagione di stragi antiproletarie.

Si
tenta così un’operazione di rovesciamento delle parti e di
cancellazione della memoria storica: per questo è importante
mobilitarci ed esprimere la solidarietà di classe ai compagni
sotto processo, partecipando al presidio che si terrà davanti
al carcere di San Vittore il giorno 12 dicembre a partire dalle ore
9.00.

Tanto
più importante sarà la mobilitazione in questa
giornata, considerando che i neofascisti di FN hanno pubblicamente
espresso la volontà di presidiare la piazza in funzione
anticomunista.

La
solidarietà è un’arma!

Opponiamoci
alla repressione!

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Processo per i fatti del G8

Il processo ai 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio per i fatti di Genova e la richiesta di 225 anni di carcere non sono che l’ennesimo tassello di una campagna repressiva feroce e continuata verso chi, qui in Italia, da anni si oppone in maniera radicale a padroni e poteri forti.
Il “concorso morale in devastazione e saccheggio” è stato usato con il fine di criminalizzare la presenza ad una iniziativa di piazza, mentre l’associazione sovversiva è stata usata per colpire realtà politiche extraparlamentari  e movimenti anticapitalisti sulla base della semplice conoscenza e frequentazione tra compagni.
Le violenze della polizia, le torture ai fermati, il “macello” della scuola Diaz, l’omicidio di Carlo Giuliani, la bocciatura della commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione dell’ordine pubblico in quelle giornate, non sono solo degli episodi vergognosi, sono un vero e proprio buco, un vuoto nella storia di questo paese.  In realtà, a Genova
i criminali sono stati loro!

Chi processa i compagni imputati per la propria partecipazione attiva a quelle giornate vuole innanzitutto stravolgere e rimuovere il significato politico di quel “movimento” e le ragioni che lo ispirano, mentre chi li sostiene vuole difendere con essi i contenuti e le pratiche espresse in quei giorni.
Si vuole criminalizzare l’azione diretta non delegata, né sponsorizzata da alcuna organizzazione istituzionale,  perché questa è l’ unico strumento di trasformazione reale dell’esistente, è l’unica lotta che paga. E’ questo il portato dell’opposizione agli ultimi vertici internazionali, cosi come questa estate in Germania, passando per l’11 marzo dell’anno scorso a Milano e a Torino nel 2005.

In una situazione in cui la risposta alle crescenti difficoltà economiche è la sempre più capillare riduzione degli spazi di “democrazia” e di agibilità politica, in cui lo scontro sociale e politico è sempre più blindato dentro forme di rappresentanza vuote e insignificanti, il monopolio morale e materiale della violenza è per lo stato uno strumento strategico  per annientare ogni possibile anomalia e forma di contestazione. La violenza viene oggettivamente ammessa, anzi scientificamente programmata e organizzata, ma solo per difendere precisi interessi economici e politici.
Così anche ciò che è successo domenica, l’omicidio di Gabriele Sandri, non è che l’ennesima dimostrazione di una repressione sociale sempre più aspra e sempre meno controllabile. Ma quello di Gabriele è solo un episodio che ha fatto scalpore: quotidianamente assistiamo a decine di episodi di ordinaria repressione: dai rastrellamenti nei quartieri popolari, alle espulsioni per gli immigrati, agli spari nei posti di blocco, alle perquisizioni e agli arresti dei compagni. La repressione attacca in maniera indiscriminata ogni forma di reazione alla situazione esistente.

A tutto questo si risponde con la lotta per il proprio diritto a un’esistenza dignitosa, senza precarietà, senza schiavitù, senza frontiere e dando solidarietà ai compagni che questa lotta la portano avanti da anni.

 

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APRE LA PALESTRA POPOLARE ALL’ANTICO CORSO

L’Antico Corso, come altri quartieri popolari di Catania  è stato puntualmente dimenticato dalle varie amministrazioni comunali che negli anni si sono susseguite.
In questo quartiere mancano i servizi di base come l’asilo nido, il consultorio  familiare,centri di aggregazione giovanile,centri diurni per anziani. Si segnala inoltre la
mancanza di aree a verde attrezzate e strutture sportive comunali. In questi anni le amministrazioni comunali e provinciali hanno sperperato fiumi di denaro
pubblico  in strutture che dopo essere inaugurate vengono puntualmente abbandonate
(come ad esempio il palasport di Nesima). La chiusura degli impianti pubblici nega il diritto
a fare sport a tutti coloro che non si possono permettere di frequentare costose palestre
private.
 
Se comune e provincia chiudono noi apriamo!
 
Il Centro Popolare Occupato Experia (una struttura occupata, auto organizzata e auto
finanziata che da anni è presente nell’Antico Corso)  apre all’interno dei suoi locali una
palestra popolare aperta a tutti, lavoratori,studenti disoccupati, per rivendicare un diritto
negato e per riappropriarsi in maniera sana del proprio tempo libero.
 
 
Alcune notizie utili

    •    Un corso di lotta greco­romana e lotta libera , tenuto da un istruttore
         professionista è gia partito!  Il LU,MA,ME,GIO, dalle 17:30 alle 20:30 (Il corso non
         ha retta mensile ma un tesseramento simbolico di 10 Euro per gli adulti e 5 Euro per
         i ragazzini )
    •    Corso di danza moderna (Hip­Hop, jaz).
         Martedì, dalle 17:00 alle 18:00, Sabato, dalle 16:00 alle 17:00
         (Il corso non ha retta mensile ma un tesseramento simbolico di 10 Euro per gli
          adulti e 5 Euro per i ragazzini)
    •    Sabato tre Novembre  Alle ore 19:30  ci sarà presso i locali del C.P.O. Experia
         l’apertura ufficiale della palestra popolare. Si terranno delle dimostrazioni di lotta e
         di danza, inoltre dopo  un piccolo dibattito sul tema “Sport diritto negato” seguirà
         una cena popolare, ci sarà anche un banchetto di sottoscrizioni per sostenere la
         palestra e per fare in modo che altre iniziative analoghe possano presto prendere
         vita.

SE CI NEGANO I NOSTRI DIRITTI LOTTIAMO PER RIPRENDERCELI!

Guarda il volantino 

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APRE LA PALESTRA POPOLARE ALL’ANTICO CORSO

L’Antico Corso, come altri quartieri popolari di Catania  è stato puntualmente dimenticato dalle varie amministrazioni comunali che negli anni si sono susseguite. In questo quartiere mancano i servizi di base come l’asilo nido, il consultorio familiare, centri di aggregazione giovanile, centri diurni per anziani; c’è un’assoluta carenza di aree a verde attrezzate e strutture sportive comunali.   
In questi anni le amministrazioni comunali e provinciali hanno sperperato fiumi di denaro pubblico  in strutture che dopo essere inaugurate vengono puntualmente abbandonate (come ad esempio il palasport di Nesima). La chiusura degli impianti pubblici nega il diritto a fare sport a tutti coloro che non si possono permettere di frequentare costose palestre private.

SE COMUNE E PROVINCIA CHIUDONO, NOI APRIAMO! 

Il Centro Popolare Occupato Experia (una struttura occupata, auto-organizzata e auto-finanziata che da anni è presente nell’Antico Corso)  apre una palestra popolare rivolta a tutti, lavoratori, studenti disoccupati, per rivendicare un diritto negato e per riappropriarsi in maniera sana del proprio tempo libero. 

 

  • LOTTA LIBERA & LOTTA GRECO ROMANA: dal lun al gio h17.30 – h20.30
  • DANZA MODERNA (HIP HOP :: JAZZ): mar h17.00 – h18.00 || sab h16.00 – h17.00
  • JUDO: ven h.20.30 – h21.30
  • L’ANTICA E NOBILE ARTE DEL PING PONG: mar a partire dalle h17.00

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